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Terapia diadica, Di Roma: Il lavoro sulla genitorialità è imprescindibile, aiuta la sintonizzazione con i figli

“Fondamentale formare i terapeuti nel considerare i genitori come elemento fondante del processo terapeutico del bambino”
A gennaio riparte la Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE

“La terapia diadica nasce dalla consapevolezza di quanto sia fondante e imprescindibile il lavoro sulla genitorialità, in particolare nella fascia d’età che va da 0 a 10 anni. Tale consapevolezza, da sempre presente nel modello di intervento dell’Istituto di Ortofonologia (IdO)- diventa ancora più forte- in particolare in questa fase post pandemica che ha visto giovani genitori, neo genitori o coppie genitoriali sperimentare la totale assenza di una rete sociale e familiare di supporto e vivere senza possibilità di confronto e di modelli che potessero facilitare la relazione con il proprio bambino. Dunque i genitori necessitano di sostegno nella ricostruzione di una sufficientemente adeguata sintonizzazione con lui”. Parte da qui Claudia Di Roma, psicoterapeuta IdO, per spiegare perché sia importante insegnare ad uno psicoterapeuta dell’età evolutiva la gestione di un setting di psicoterapia diadica breve che prevede la presenza dei genitori all’interno della stanza di terapia. Nello specifico si tratta di una terapia focale organizzata in dieci incontri che prevedono la presenza alternata dei genitori e del loro bambino e la loro co-presenza all’interno del setting.

In questo contesto “è fondamentale formare i terapeuti nel considerare i genitori come elemento fondante del processo terapeutico del bambino- sottolinea Di Roma- tenendo conto, come diceva lo psichiatra Michael Fordham, che i genitori hanno bisogno di ‘risposte e cure speciali’”.

Nello spazio di terapia diadica il terapeuta dovrà quindi “aiutare i genitori a decifrare i comportamenti del bambino perché le sue atipie non lo rendono facilmente comprensibile- evidenzia la psicoterapeuta- contenere poi il loro disagio, e questo prevede una capacità di leggerlo e comprenderlo attraverso un atteggiamento empatico, poiché un genitore che si confronta con un’ atipia ha il diritto di essere aiutato a sentirsi un genitore adeguato”. E ancora “il terapeuta dovrà saper fornire degli stimoli e un modello diverso di comunicazione e relazione con il bambino con la finalità di alleviare gran parte della sofferenza che porta la gestione di un bambino atipico; costruire un’alleanza con il bambino e contemporaneamente con la coppia genitoriale, con la mamma e con il papà; avere un ruolo attivo all’interno del setting e un ruolo di facilitatore della comunicazione e della relazione in una profonda comprensione dello stato di disagio e di fatica che vivono la mamma e il papà nei confronti del bambino”.

La terapia diadica “consente ai genitori di sperimentare una relazione diversa con il loro piccolo- spiega Di Roma- coadiuvati dal terapeuta che sa dare una lettura flessibile e globale del disagio del bambino evitando la loro colpevolizzazione ed evitando di giudicarli come ‘cattivi genitori’ o come ‘genitori incompetenti’”. La mamma e il papà “hanno bisogno di rileggere il loro bambino nella sua globalità e nella sua personalissima traiettoria di sviluppo, non solo da un punto di vista psicopatologico- continua la psicoterapeuta- affinché si possa costruire una nuovo modello interno e si possa avviare il processo di trasformazione della relazione con lui”.

Ecco allora che il modello di terapia diadica “si adatta bene al periodo che stiamo vivendo poiché è fondato sulla consapevolezza che ogni singolo bambino e i suoi genitori sono unici e su di essi va aggiustato un intervento terapeutico in un’ottica di flessibilità, capacità di ascolto e di empatia e comprensione degli stati emotivi vissuti dal nucleo familiare”, dice Di Roma.

In questo contesto un intervento terapeutico come quello portato avanti dall’IdO “relazionale e psicodinamico a mediazione corporea, considera la corporeità come luogo privilegiato nella relazione tra il genitore e il bambino- spiega Di Roma- il corpo (e l’attività ludica-il gioco) diventa così un costruttore di relazione con l’altro, di accoglienza, ascolto e possibilità di costruire una sintonizzazione e permette di vivere e condividere emozioni. In questo setting i genitori fanno esperienza di essere una risorsa per i loro bambini poiché il contesto diadico diventa un luogo privilegiato in cui vivere esperienze protette, graduali”, conclude la psicoterapeuta.

Su queste basi si fonda il modello teorico della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE che ripartirà a gennaio per il primo anno. La Scuola propone 2.000 ore di formazione, di cui 1.000 di insegnamenti teorico-pratici, 400 ore di formazione personale e clinica, 600 ore di tirocinio.

Al termine del quadriennio i corsisti, oltre a diventare psicoterapeuti, avranno anche conseguito tre patentini per l’uso professionale del Test di Wartegg, del Test sul Contagio Emotivo (TCE) e del Training Autogeno per gli adolescenti.

A questo link tutte le informazioni: http://www.fondazionemite.org/scuola-psicoterapia/